Nè di Venere nè di Marte,  Spiritualità

Bohm!

di Valentina Azzini

Il fisico che nel già nel ’43 non era pienamente soddisfatto delle asserzioni di Bohr (Niels Bohr scienziato ritenuto uno dei fondatori della fisica quantistica) e dei fratelli quantistici, sebbene fosse affascinato dalle dinamiche camaleontiche degli elettroni, fu David Bohm.

Ottenuto il dottorato presso l’University of California  a Berkeley, prestò la sua opera al Laurence Berkeley Radiation Laboratory. Lì si trovò ad affrontare un altro eclatante esempio di interconnessione, quel fenomeno che, seppur ricco di sfumature eccezionali, fu ignorato se non tenuto addirittura nascosto dalla fisica ufficiale. Come spesso accade nella storia dell’umanità…

L’esperimento condotto riguardava un gas chiamato plasma. Un plasma è un particolare tipo di gas ad alta densità di elettroni e ioni positivi, atomi che hanno una carica positiva. Egli trovò che una volta inseriti in un plasma gli elettroni cessavano di comportarsi come individui e iniziavano ad agire come se fossero parte di un insieme più grande e  interconnesso. Nonostante i loro movimenti individuali sembrassero casuali, vaste quantità di elettroni erano capaci di produrre effetti moto ben organizzati, come una sorta di creatura ameboide. Questa eccezionale scoperta dei plasmoni rafforzò la sua reputazione di fisico: ora poteva essere ascoltato.

Sempre più insoddisfatto della visione Bohriana che vedeva gli elettroni esistere solo quando osservati, a causa della loro natura metamorfica e altre sfumature che non approfondiremo in questa sede, proseguì nei suoi esperimenti supponendo il contrario, ossia che essi esistessero anche in assenza di osservatori e che esistesse una realtà più profonda (sotto il muro inviolabile di Bohr) ancora in attesa di essere scoperta. Questa realtà era il motivo per cui anche effetti che apparentemente potevano sembrare casuali, subivano invece le direttive di un ordine implicito.

Bohm pubblicò la sua prima interpretazione alternativa alla quantistica nel 1952. Scommetto che non lo sapevate. Neppure io, prima di leggere l’affascinante testo di Michael Talbot Tutto è Uno.

Insomma, oltre alla fisica dei quanti, già rivoluzionaria rispetto alla concezione ortodossa della realtà insegnata tra i banchi di scuola, c’è altro. Visioni dell’universo olografiche che suppongono che l’essenza intima della materia sia composta da pura coscienza. Mai frase può essere più azzeccata che Cogito ergo Sum, alla Descartes. Sebbene le sfumature filosofiche della suddetta frase siano differenti rispetto all’epoca in cui fu enunciata per la prima volta.

Valentina Azzini, Cogito Ergo Sum, tecnica mista

Un’altra implicazione legata alla visione esplosiva di Bohm fu la non-località. Siamo abituati a concepire il mondo oggettivo come un insieme di cose che hanno una loro localizzazione in termini di spazio e di tempo. Ma l’interpretazione di questo coraggioso scienziato indicava che a livello sub-quantistico la localizzazione cessava di esistere. Tutti i punti dello spazio divenivano uguali a tutti gli altri ed era insignificante parlare di una cosa separata da qualsiasi altra. Sempre di più l’immagine che Bohm stava sviluppando non prevedeva che le particelle subatomiche fossero separate nel vuoto dello spazio ma ogni cosa fosse parte di una trama ininterrotta e immersa in uno spazio tanto reale e ricco di processi quanto la materia che vi si muoveva attraverso.

Valentina Azzini, I cuori di Vaz, LOVE, tecnica mista

Non-località ed interconnessione presuppongono che stiamo parlando di qualcosa che è ben più dell’insieme di singole parti. Parliamo di qualcosa che esattamente la stessa cosa. E sebbene le filosofie perenni ce lo raccontino da secoli, l’uomo tenta incessantemente di provarlo in un laboratorio. Il paradosso è proprio l’impossibilità di catturare ciò che è indefinito per definizione. Anche questa affermazione è assurda d’altra parte!

Eppure guardando il mondo con gli occhi che abbiamo ci sembra che tutto sia un’insieme di individualità distinte, alcune disposte in maniera armonica, altre in maniera disarmonica. Un’altalena infinita tra ordine e caos. Supponendo che la visione di Bohm sia plausibile, la realtà unica e ameboide in cui siamo immersi e di cui siamo parte indistinta, implica l’esistenza di un Ordine Generale, in cui la casualità ed il caos non possono essere contemplati. Egli definisce questa sorta di coscienza motrice del Tutto: Ordine implicito ed Ordine esplicito. Forse, guardando  le cose caotiche da un punto di vista indefinitamente alto, anche queste sono soggette allo stesso Ordine, meno esplicitamente delle cose che appaiono immediatamente armoniche e ordinate appunto.

I Maestri spirituali di tutti i tempi lo chiamano Amore.

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