Nè di Venere nè di Marte,  Spiritualità

Unica verità, il dubbio. Il paradosso dell’esistenza.

di Valentina Azzini

In questa rubrica ci divertiremo a destrutturare le certezze fino ad ora conosciute, ipotizzando l’esistenza del non ordinario,  oltre la logica del bene e del male, del giusto e sbagliato. Nè di Venere nè di Marte, viaggeremo in quelle infinite sfumature di colore che ci avvicinano all’eterno.

Mentre il termine quantico è entrato a far parte dell’uso comune, poiché quasi tutti in un modo o in un altro hanno sentito parlare di fisica quantistica, (perlomeno in un talk show), non tutti sanno che non è nemmeno l’ultima frontiera delle scoperte scientifiche in ambito di particelle subatomiche.

Niels  Bohr, Premio Nobel per la fisica nel 1922, ci spiega attraverso accurati esperimenti di laboratorio che la più piccola e mobile parte della materia fino ad ora scoperta, l’elettrone, non solo si comporta differentemente secondo chi lo osserva, ma sembra che scelga in base a chissà quale obiezione di coscienza come comportarsi, come un attore che a seconda del ruolo affidatogli cambia aspetto e veste i panni di personalità differenti. A seconda di chi gli capita a tiro si comporta da particella (un sassolino per intenderci) o da onda (un raggio di luce).

Oggi i fisici credono che i fenomeni subatomici non dovrebbero essere classificati come onde o particelle, ma come qualcosa che è sia onda che particella al contempo.

Questo qualcosa si chiama quanta.

Quanta è plurale di quantum, un elettrone è un quantum e un mucchio di elettroni è un gruppo di quanta. Si presume anche che tutta la materia che compone l’universo sia composta da questi camaleontici quanta.

Insomma, l’Universo non è de-finibile secondo i parametri umani e questo mina le infinite certezze che hanno dominato gli anni delle prime presuntuosissime scoperte in campo della conoscenza.

La difficoltà sta nel fatto che per esistere e per com-prendere abbiamo avuto bisogno che Adamo desse un nome a tutte le cose, poiché non classificare equivale a non conoscere; per sapere cosa sia una pera non solo dobbiamo dire che non è una mela, ma dobbiamo darle un nome specifico entro cui confinare tutte le caratteristiche che la rendono diversa da tutta la serie di altra frutta.

Ma se la più piccola parte della pera non solo avesse le sue crisi di identità a seconda di che la osserva, ma fosse identica per comportamento e struttura a quella di ogni mela e di ogni altro genere di frutta? Perché è proprio quello che i più grandi testoni moderni stanno dimostrando…

Un’altra cosa davvero carina è che gli elettroni non sono nemmeno misurabili. O meglio non hanno letteralmente dimensione, questo è difficile da immaginare per ognuno di noi poiché ogni cosa al nostro livello di esistenza possiede dimensione. Eppure, se proviamo a misurare l’ampiezza di un elettrone (?) scopriamo che è un compito impossibile.

Per concludere, si fa per dire, diciamo anche che molti processi subatomici si risolvono nella creazione di due particelle identiche strettamente in relazione tra loro e che, ipotizziamo fossero divise tra Tokio e New York si comporterebbero  esattamente allo stesso modo nello stesso istante. Questo in termini scientifici viene chiamato interconnessione. Anche Buddha ce ne aveva parlato riguardo all’esistenza.

Tutto ciò che vediamo e non vediamo, dal sasso all’aria, dalla montagna ad un pensiero sono fatti della stessa sostanza, che in laboratorio chiamano quanta e in un tempio induista chiamano energia, (Prana). E questa sostanza sembra dotata di una coscienza.

Pare proprio che la linea di demarcazione tra spirito e materia vada assottigliandosi…chissà che tra una cinquantina d’anni non si possa insegnare tra i banchi di scuola che essi sono proprio la stessa cosa.

In un mondo pieno di persone con la verità in tasca in cui mi includo per quelle che per anni sono state le mie convinzioni, l’unica vera realtà sembra l’incertezza. Abbiamo detto che l’universo è infinito? Infinito significa non de-finito. Inspiegabile, eterno, cangiante a seconda di chi lo osserva. E chi lo osserva crea, attraverso il pensiero. Ma questa è un’altra storia…

fine prima parte

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *